Fahrenheit 365 è un cantiere di scrittura, nel senso che si sa quando si comincia, ma non si sa quando finisce. L’anno accademico inizia a ottobre e termina a luglio, ma si può iniziare in qualunque momento. Il Cantiere non chiude mai: nei mesi estivi si lavora a...

San Remy

Pioveva quel giorno a San Remy. Lui aveva una macchina fotografica e un’ora appena. Lei un vestitino leggero, un’impermeabile trasparente e il mare alle spalle.
Era viscido quel giorno il marmo di San Remy. Dai comignoli usciva fumo denso di stufa e cucina. A San Remy quel giorno era autunno. La stagione che è bello vedere dalla vetrina di un bar, con una tazza di tè a scaldare le mani e una buona lettura aperta sul tavolo.
Il tacco alto si rompe, lei scivola, lui scatta istintivamente una foto, poi corre verso di lei.
Era domenica quel giorno a San Remy. Una di quelle d’autunno, addormentate vicino al camino o sul divano, con la coperta tirata fino al mento. Lei è in ginocchio, occhi e mani sul gelido viscido marmo, lui la raggiunge, la solleva delicatamente, si toglie la sciarpa leggera e vi avvolge le mani di lei.
Gocce di pioggia quel giorno a San Remy. Pioggia e lacrime su di lei. Lui aggiusta l’impermeabile trasparente, le cinge il fianco con un braccio e l’aiuta a camminare. Il bar è vicino, l’aroma del caffè li invita a entrare. Si siedono nel tavolino vicino alla vetrina. Lei fissa il marmo bianco di San Remy, lui va al bancone, parla col ragazzo poi torna da lei. Posa la macchina fotografica sul tavolo, guarda l’orologio, ha meno di un’ora. Lei si sfila la sciarpa leggera, cerca di pulirla con un tovagliolo di carta, la strofina lentamente seguendo il senso della trama. Non piange più. Lui è seduto al suo fianco, prende la sciarpa, s’inchina e le asciuga le gambe, facendo attenzione alle ginocchia rosse. Il ragazzo del bancone si avvicina con un vassoio, lui si solleva, sorride a lei e le ruba un sorriso. Cioccolato forte fuma nelle tazze, San Remy svanisce nel vapore, rimane solo il marmo bianco all’uscita del bar, viscido e freddo.
Le tazze sono vicine, allungano all’unisono le mani che si sfiorano e subito si ritraggono. Sorrisi. Le mani ripetono il gesto, si avvicinano alle tazze, si sfiorano e rimangono lì, immobili. C’era silenzio quel giorno nel bar di San Remy.
L’autunno è così, un mare calmo solcato solo dal timido maestrale, vele e ali chiuse in un caldo abbraccio sotto il bastione di San Remy.
Le mani lentamente si aprono, le dita scorrono l’una verso l’altra, è sufficiente quel calore a farli sorridere. Gli occhi si fanno specchio per gli occhi e un arcobaleno nasce dalle parti di Bonaria, solo per loro. Meno di mezz’ora per lui, la sciarpa è quasi asciutta, il telefono di lei squilla, ritrae la mano e il sorriso si spegne come il suo viso. Prende il telefono, esita, guarda lui, preme il tasto di rifiuto, lo spegne guarda di nuovo lui e torna a sorridere.
Pochi minuti ancora per lui. Aspettami, le dice, poi esce. Prende la macchina fotografica e la sciarpa. La prima parola che rompe il silenzio suona come una promessa. Lei fa si con la testa, lui si alza, esce dal bar, si ferma un attimo davanti alla vetrina, le sorride e si allontana. Tornerà? Lei lo spera, per la prima volta un uomo le ha sorriso guardandola negli occhi, non le ha chiesto quanto fa. Non le ha chiesto niente in cambio.
Lui è al centro della piazza, controlla l’orologio. Dalle scale sale una donna, una bella donna, con un ombrello, un tailleur grigio e una bambina incappucciata. La bambina corre verso l’uomo, lei li vede dalla vetrina del bar, pensa che non tornerà ma sorride lo stesso, anche lei è stata bambina. Lui allarga le braccia e solleva la bimba, la bacia e la fa girare come sulla giostra, la donna non si avvicina, non lo saluta nemmeno, li guarda poi saluta la bambina e scompare nel grigio della giornata d’autunno. Di un autunno bello come solo a San Remy, sopra il mare.  Lui prende la bambina per mano e si dirige verso il bar. Padre e figlia entrano sorridenti come si può sorridere la domenica a San Remy, e si siedono vicino a lei. Tornerà? Che stupida paura, certo che sarebbe tornato, l’unico uomo che si è tolto la sciarpa per lei e l’ha tenuta per mano senza passarle sudice banconote. Lei sorride, allunga la tazza di cioccolato verso la bambina che l’accetta volentieri e lo beve avidamente, colorandosi le labbra. Lui sfiora la sua tazza con la bocca, assapora il cioccolato ancora caldo, poi invita lei a bere dalla stessa tazza.
E l’arcobaleno invase San Remy.   

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