Era viscido quel giorno il marmo di San Remy. Dai
comignoli usciva fumo denso di stufa e cucina. A San Remy quel giorno era
autunno. La stagione che è bello vedere dalla vetrina di un bar, con una tazza
di tè a scaldare le mani e una buona lettura aperta sul tavolo.
Il tacco alto si rompe, lei scivola, lui scatta
istintivamente una foto, poi corre verso di lei.
Era domenica quel giorno a San Remy. Una di quelle
d’autunno, addormentate vicino al camino o sul divano, con la coperta tirata fino
al mento. Lei è in ginocchio, occhi e mani sul gelido viscido marmo, lui la
raggiunge, la solleva delicatamente, si toglie la sciarpa leggera e vi avvolge
le mani di lei.
Gocce di pioggia quel giorno a San Remy. Pioggia e
lacrime su di lei. Lui aggiusta l’impermeabile trasparente, le cinge il fianco
con un braccio e l’aiuta a camminare. Il bar è vicino, l’aroma del caffè li invita
a entrare. Si siedono nel tavolino vicino alla vetrina. Lei fissa il marmo
bianco di San Remy, lui va al bancone, parla col ragazzo poi torna da lei. Posa
la macchina fotografica sul tavolo, guarda l’orologio, ha meno di un’ora. Lei
si sfila la sciarpa leggera, cerca di pulirla con un tovagliolo di carta, la
strofina lentamente seguendo il senso della trama. Non piange più. Lui è seduto
al suo fianco, prende la sciarpa, s’inchina e le asciuga le gambe, facendo
attenzione alle ginocchia rosse. Il ragazzo del bancone si avvicina con un
vassoio, lui si solleva, sorride a lei e le ruba un sorriso. Cioccolato forte
fuma nelle tazze, San Remy svanisce nel vapore, rimane solo il marmo bianco
all’uscita del bar, viscido e freddo.
Le tazze sono vicine, allungano all’unisono le mani
che si sfiorano e subito si ritraggono. Sorrisi. Le mani ripetono il gesto, si
avvicinano alle tazze, si sfiorano e rimangono lì, immobili. C’era silenzio
quel giorno nel bar di San Remy.
L’autunno è così, un mare calmo solcato solo dal
timido maestrale, vele e ali chiuse in un caldo abbraccio sotto il bastione di
San Remy.
Le mani lentamente si aprono, le dita scorrono l’una
verso l’altra, è sufficiente quel calore a farli sorridere. Gli occhi si fanno
specchio per gli occhi e un arcobaleno nasce dalle parti di Bonaria, solo per
loro. Meno di mezz’ora per lui, la sciarpa è quasi asciutta, il telefono di lei
squilla, ritrae la mano e il sorriso si spegne come il suo viso. Prende il
telefono, esita, guarda lui, preme il tasto di rifiuto, lo spegne guarda di
nuovo lui e torna a sorridere.
Pochi minuti ancora per lui. Aspettami, le dice, poi
esce. Prende la macchina fotografica e la sciarpa. La prima parola che rompe il
silenzio suona come una promessa. Lei fa si con la testa, lui si alza, esce dal
bar, si ferma un attimo davanti alla vetrina, le sorride e si allontana. Tornerà?
Lei lo spera, per la prima volta un uomo le ha sorriso guardandola negli occhi,
non le ha chiesto quanto fa. Non le ha chiesto niente in cambio.
Lui è al centro della piazza, controlla l’orologio.
Dalle scale sale una donna, una bella donna, con un ombrello, un tailleur
grigio e una bambina incappucciata. La bambina corre verso l’uomo, lei li vede
dalla vetrina del bar, pensa che non tornerà ma sorride lo stesso, anche lei è
stata bambina. Lui allarga le braccia e solleva la bimba, la bacia e la fa
girare come sulla giostra, la donna non si avvicina, non lo saluta nemmeno, li
guarda poi saluta la bambina e scompare nel grigio della giornata d’autunno. Di
un autunno bello come solo a San Remy, sopra il mare. Lui prende la bambina per mano e si dirige
verso il bar. Padre e figlia entrano sorridenti come si può sorridere la
domenica a San Remy, e si siedono vicino a lei. Tornerà? Che stupida paura,
certo che sarebbe tornato, l’unico uomo che si è tolto la sciarpa per lei e
l’ha tenuta per mano senza passarle sudice banconote. Lei sorride, allunga la
tazza di cioccolato verso la bambina che l’accetta volentieri e lo beve
avidamente, colorandosi le labbra. Lui sfiora la sua tazza con la bocca,
assapora il cioccolato ancora caldo, poi invita lei a bere dalla stessa tazza.
E l’arcobaleno invase San Remy.
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