Cos'è la short
story
La short story
è una storia breve… ovviamente! Ma quando una storia è breve? C’è un numero di
parole preciso, un limite entro il quale la storia si può definire breve? No, tant'è vero che nei paesi anglosassoni anche i racconti rientrano nella
categoria delle short stories. In realtà non si può distinguere nemmeno un
racconto da un romanzo semplicemente in base al numero di parole, è necessario
analizzare il testo e verificare la presenza o meno di caratteristiche
peculiari dei due generi letterari, come l’argomento forte, l’arco temporale
della storia, le sottotrame, e via dicendo. E alla fine scopriamo che nemmeno
queste caratteristiche sono sufficienti a distinguere un racconto da un
romanzo. Basta pensare ai più famosi racconti ottocenteschi e confrontarli con
i romanzi attuali per rendersi conto che se una definizione esiste, lo è
unicamente per essere messa in discussione. Solo per citarne uno, Anton Cechov
scriveva racconti più lunghi di molti romanzi contemporanei, intere biografie. Quindi le definizioni sono accettabili solo se
contestualizzate in un preciso periodo storico all'interno del quale poter
confrontare le opere.
E allora? E allora
ecco la mia definizione di short story, una storia completa realizzata con il
minimo delle parole.
Veni,
vidi, vici,
è la frase con la quale, secondo la tradizione, Gaio Giulio Cesare annunciò la
fulminea vittoria riportata il 2 agosto del 47 a.C. contro l’esercito di
Farnace II a Zela.
Veni,
vidi, vici, è
una short story! Riassume in tre parole tutto quello che accadde quel giorno. Due
eserciti si fronteggiano in battaglia e uno vince. E la velocità con la quale
tutta l’azione si compie è proprio al centro della storia, dove di regola si
trova il corpo del testo, vidi. C’è
un incipit, una trama che si snoda e un finale. Ogni altra parola sarebbe
superflua. In quel vidi è sottintesa
la pianificazione e la realizzazione del piano di battaglia, non solo, il
narratore utilizza la parola più adatta a mostrare l’efficacia della tattica
utilizzata e la rapidità d’esecuzione. In quel vidi c’è un esercito schierato perfettamente, secondo una strategia
consolidata, composto da uomini addestrati e motivati, un esercito pronto alla
battaglia, quindi riposato, rifocillato, adeguatamente armato. Potremmo
continuare questa analisi per ore, che rispecchi la realtà storica non importa,
il messaggio è chiaro, lapidario. In tre parole c’è la preparazione,
l’attuazione e la naturale conclusione dell’evento descritto. Se il corpo della
storia fosse stato riassunto nell'azione di combattere
anziché vedere, il senso che se ne
ricavava sarebbe stato completamente diverso. Ci avrebbe mostrato una battaglia
cruenta, uno scontro lungo e sanguinoso, dall'esito incerto, ci avrebbe
mostrato la fatica della vittoria. E invece è bastato vedere per vincere. La
parola migliore per esprimere la facilità con la quale la vittoria è arrivata,
e anche l’unica che racchiude in sé la giustificazione della vittoria. L’esito
non è imputabile al caso ma alla giusta interpretazione dello scenario bellico.
Insomma, un capolavoro di short story!
Ma tutto
questo chiacchierare deve avere un fine didattico pratico, ovvero terminare con
un testo, e poiché il testo realizzato sarà utilizzato per costruire prima un
racconto, poi un romanzo, ecco le regole da seguire per costruire la short
story…
Occorre prima
fare una premessa (ridondante), ogni storia, a prescindere dalla lunghezza, si
compone di quattro parti, narrazione, descrizione, introspezione e azione.
Queste parti si alternano senza avere una sequenza stabilita (si è notato che
odio i due punti e i punti e virgola?, lo spiego in un altro
post!).
Prima regola,
la short story si deve comporre di quattro frasi, una per ogni parte della
storia.
Seconda
regola, le quattro parti seguono il seguente ordine, narrazione, descrizione,
introspezione, azione (per lo scrittore anche il dialogo è azione, e anche
questo lo spiego in un altro post!).
Terza regola, eliminare
tutto ciò che serve a contestualizzare la storia. Che vuol dire? Faccio un
esempio… (anche se ci vogliono, i due
punti non li metto e basta)
Camminavo
svogliatamente per via Roma (parte narrativa). Ai fini della storia è utile
sapere che avevo un andamento svogliato e che mi trovavo in via Roma? Se la
risposta è negativa, allora posso omettere entrambi le informazioni, se invece
la risposta è positiva, in tutto o in parte, utilizzerò quelle informazioni
nelle parti successive. In ogni caso la parte narrativa si può tranquillamente
esaurire con camminavo.
Quarta regola,
il titolo (perché uno scrittore che si rispetti mette il titolo a tutto) è la
chiave di lettura della storia. Il senso originario della short story
realizzata da Gaio Giulio Cesare ce lo dà il sapere che si riferisce a una
battaglia. A volte nel titolo può celarsi una delle quattro parti, riducendo la
storia a tre frasi, ma non in quelle scritte a scopo didattico, altrimenti si
contravverrebbe alla prima regola.
Ecco un
esempio banale di come si costruisce una short story
Prima stesura
Un pomeriggio
d’estate a Cagliari (titolo)
Camminavo
svogliatamente per via Roma, dalla parte della darsena. (narrazione)
La calura
dell’estate era esaltata dalla mancanza di riparo. (descrizione)
Mi sorpresi a
chiedere a me stesso, a voce alta, il motivo dell'incedere solitario.
(introspezione)
Ero l’unica
persona in giro per Cagliari a quell'ora, così mi spogliai e mi feci un bagno cercando refrigerio fra le barche ormeggiate. (azione)
Riduzione a
short story
Non sono un
suicida (titolo)
Camminavo.
(narrazione)
Il mare
m’invitava. (descrizione)
Perché no?
(introspezione)
Così mi
tuffai. (azione)
Ancora
più short
Perché no? (titolo e introspezione)
Camminavo.
(narrazione)
Il mare
m’invitava. (descrizione)
Così mi
tuffai. (azione)
Ma a cosa
serve sapere scrivere una short story...?
Ho letto da
poco un bel libro. È una storia d’amore, però una di quelle in cui non succede
niente, non c’è nemmeno una scena di sesso. Lui s’innamora di lei, ma si crede
inadeguato, così non trova mai il coraggio di confessarglielo. Accadrà alla
fine, quando, ovviamente, sarà troppo tardi. Ecco la storia in due parole (per
la precisione 24). Non specifico il titolo del libro che ho letto, però, a
leggere quelle 24 parole, mi tornano in mente altre due storie, Cyrano de Bergerac e Le notti bianche. In effetti, la storia
riassunta in questi termini si adatta a più di un testo.
Prima di
continuare il ragionamento, pesco dalla memoria il Gilgamesh, ufficialmente la prima epopea scritta, risalente al XII
secolo avanti Cristo. Da allora di storie ne sono state scritte tante, così
tante che, come dico sempre agli aspiranti scrittori, il nostro compito non è
quello di inventare una storia originale, tanto qualcuno in tremila anni l’avrà
già scritta, ma di scriverla in maniera originale, utilizzando uno stile
personale, un particolare ritmo, tessendo una trama a intreccio tale da renderla
unica.
Quindi,
rileggendo quelle 24 parole, potremmo ampliare la short story caratterizzando i
personaggi, descrivendo i luoghi e contestualizzando i tempi nei modi più
disparati, così da realizzare storie diverse dall’originale e da questa slegate.
Ogni testo si
può ridurre a una short story, e da questa partire per realizzare un testo
diverso, frutto del proprio ingegno
creativo, affermazione cara ai burocrati dell’arte.
Questo è già
un buon pretesto per imparare a scrivere short stories.
Il secondo
buon motivo per applicarsi nella stesura di short stories, riguarda il tempo a
disposizione e l’occasione. A volte una storia si compone in testa nei momenti
meno opportuni, e se la accantoniamo, corriamo il rischio di vederla volare
via. Se però riusciamo a condensarla in poche parole, possiamo fermarla su
qualunque supporto, un tovagliolo, uno scontrino, su un cellulare qualunque.
Poi, al momento opportuno, le dedicheremo il tempo necessario, l’amplieremo, annoteremo
qualche scena, un paio di caratteristiche dei personaggi principali, ed ecco
che avremo ingabbiato la storia in modo che non voli via.
Il terzo buon
motivo per sciortare una storia ci
torna utile alla fine della stesura di un testo, a prescindere dalla sua
lunghezza. È superfluo ricordare che le storie possono essere costruite attorno
a una singola trama o intrecciate con sottotrame, se si possono sciortare con
20 – 30 parole, allora è chiaro lo sviluppo della trama principale, altrimenti
significa che le trame secondarie hanno preso il sopravvento e rischiamo che il
lettore si perda nel cercare il messaggio che volevamo trasmettere. Messaggio…
che messaggio? Ma quello che ci ha indotto a scrivere! Affronterò questo tema
in un altro post, per il momento vi basti questa citazione… uno scrittore non
scrive per dire qualcosa ma perché ha qualcosa da dire.
POMERIGGIO A CAGLIARI
RispondiElimina,,,e mentre il sole
vestiva la mia nuda pelle,
mi tuffai nei miei pensieri.
Bellissimo il tuo corso!!!
Salutoni by E.S
Denghiu! Stiamo progettando anche un corso itinerante...
RispondiEliminaSuper!
Elimina"Turisti per caso" a caccia di "trame"...
Buon lavoro e sopratutto buon cammino!
Un abbraccio by E,S