Monsieur Peynet giunse sul ponte troppo tardi. Era lì per Lei.
Aveva corso incespicando sulle folate di vento, con il bouquet in mano e la
bombetta incollata in testa. Non era fatto per correre, tuttavia corse. Ma non
abbastanza. Si affacciò dal parapetto. Lei lo vide e sorrise. Sembrava la piuma
di un angelo. Monsieur Peynet agitò la mano e gridò che era lì per Lei. Lei
sorrise ancora. Gli disse di non urlare, un sospiro sarebbe stato già tanto e
sarebbe giunto comunque alle sue orecchie, scendendo grave da quell’altezza.
Era lì per Lei, senza saperlo, aveva corso evitando le pozze d’acqua, col
bouquet in mano e la bombetta incollata in testa. E ora che era giunto aveva
capito che lo aveva fatto per Lei. Ma troppo tardi. Lei sorrise, con le orecchie
piene d’acqua. L’avevano messa in guardia dalla notte. Non rideva abbastanza
per vivere di notte, le avevano detto. E Lei non aveva ascoltato. Preferiva la
notte perché la spaventava la sua ombra. Nessuno lo sapeva, nemmeno gli amici
avevano capito. Di notte invece sono le
luci a fare paura. Dai lampioni bisogna stare attenti. L’ombra ne viene
attirata come una falena e poi viene catturata e non importa se sei felice o
triste, amata o sola, anche tu rimani prigioniera. Lei camminava in punta di
piedi, evitando accuratamente i trabocchetti delle pozze di luce. Monsieur
Peynet le avrebbe insegnato a non aver paura della luce, l’avrebbe presa per
mano e… Ma Lei ha gli occhi bui. È nata cogli bui e il sorriso a metà. Denti
candidi e labbra rosse, la fossetta sulla guancia come una bambola di
porcellana. Ma la bocca sempre serrata come i confessionali quando cerchi Dio. Torna
su, implorò Monsieur Peynet. Non posso, rispose Lei. Amare vuol dire saper
leggere, sussurrò Monsieur Peynet, e io… io posso leggerti come nessuno altro.
Io so come si fa, e ti so leggere... tanto.
Ma non si può leggere negli occhi bui, lo sapevano entrambi. Che amore
sarebbe stato? Vieni tu da me, gli sussurrò Lei, soffiando via l’acqua dalla
bocca. Non posso, rispose Monsieur Peynet, non posso toccare l’acqua. Allora
non puoi far nulla per me, pensò Lei con la bocca piena d’acqua. La città vide
e ascoltò ogni cosa e comandò ai lampioni di spegnersi al passaggio di Lei.
Sembrava un sogno caduto. Le radio tacquero all’unisono nell’attimo in cui il
fiume l’abbracciò. Gli occhi bui si tramutarono in gocce d’acqua e si persero
nella notte. A Monsieur Peynet era vietato toccare l’acqua e avrebbe potuto
piangere una volta sola in tutta la sua vita. Pensò che quello fosse il momento
giusto. Le lacrime cominciarono a sciogliere l’inchiostro, i fiori appassirono
e la bombetta cadde sull’asfalto. Un amante di carta può piangere una volta e
poi basta. La carta si afflosciò, si sciolse. Si stese sul ponte come una
chiazza di cellulosa. Per un attimo ancora regnò il silenzio poi i lampioni si
accesero e le radio tornarono a cantare.
Nessun commento:
Posta un commento