La luce estiva inondava Cagliari, sbiancava i viali, si
abbatteva feroce sui bastioni, frustrata dal non riuscire a invadere anche i
vicoli, nei quali comunque riversava con forza il vento caldo.
Castello stava li, pacioso come un gatto al sole.
Le sue mille finestre guardavano la vita scorrere da
tempo immemorabile.
Dalla preistoria, quel centro a capo della fertile
pianura del Campidano era sempre stato ambito da chi voleva controllare il
territorio.
E nei secoli tante realtà si erano sovrapposte. Lo sbarco
fenicio, i cartaginesi, quindi i romani, che le diedero dignità di città, e poi l’avvento del Cristianesimo. Scesero i Vandali,
e i bizantini a scacciarli, e le guerre coi musulmani. Venne l’epoca dei
giudicati, e nel tempo i giochi delle alleanze degli uomini portarono i pisani,
e poi gli aragonesi e gli spagnoli. E
infine Cagliari entrò nella realtà italiana, solo un paio di secoli fa.
Castello aveva visto tutto, prima monte e poi quartiere. Sapeva
le storie, conosceva i fantasmi, ricordava le guerre antiche e le bombe
moderne. E Castello sempre lì. Le pietre avevano assorbito gioie, dolori, momenti
eroici e vili delitti...
Marina Piras
per "Gli occhi di Castello"
laboratorio di scrittura - pittura - fotografia stenopeica
Accademia di Pittura Figurativa
Cagliari - 15/16 giugno 2013
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